Backup dei tuoi dati

Perchè mai darsi la pena di salvare i propri dati? Diverse volte mi è accaduto di essere spedito in missione per “rovistare” tra vecchi file e directory temporanee o create prima ancora che l’uomo muovesse i primi passi in posizione eretta, in cerca di una versione leggibile di un file cancellato, sovrascritto, corrotto o scomparso… Qualche volta ho avuto fortuna, molte altre no: solo in questi casi emerge l’importanza di un qualsiasi sistema di backup.

Si può ricorrere a strumenti diversi, hardware e software (questi ultimi free o a pagamento), compatibilmente con cosa dobbiamo salvare, quanto “pesa” in termini di spazio e quanta efficienza/flessibilità deve avere la procedura. Quello che conta è avere sempre e comunque almeno una copia aggiornata dei propri dati su due o tre supporti diversi e possibilmente in posti diversi. Paranoia? Assolutamente no! In ambito aziendale i dati rappresentano spesso il frutto stesso del nostro lavoro: siano essi “semplici” documenti o complessi progetti, la loro realizzazione ha certamente richiesto tempo e, poiché il tempo è denaro, perdere dati rappresenta più o meno direttamente una perdita in termini economici. Nonostante questo, forse per l’eccesso di fiducia che possono suscitare le parole “disco fisso”, il backup a volte viene relegato al margine della  infrastruttura informatica di un azienda.
Nei prossimi interventi cercherò sinteticamente e senza tecnicismi di fare una rapida carrellata sulle tipologie di backup e sulla loro implementazione pratica. In poche parole, quello che si dovrebbe fare (e come farlo) per garantire un’adeguata sicurezza ai propri dati, al proprio lavoro!

Allora, eccomi nuovamente qui. Come promesso niente “robe” troppo tecniche: tendenzialmente preferisco usare un linguaggio terra terra poiché molte volte si corre il rischio di venire capiti da pochi e fraintesi dai più. Visto che comunicare significa scambiarsi informazioni, scrivere o parlare a vuoto è un immenso spreco di tempo e di energie!
L’ultima volta mi era parso importante evidenziare due punti che riassunti potrebbero suonare più o meno così: “perdere qualcosa su cui ho lavorato, anche se non importante, riscrivibile, ricreabile, eccetera, è perdere ore di lavoro quindi soldi e fatica; tanto vale tutelarmi!”. Oggi si parla del “dove salvare”, la volta prossima del come e, quella dopo ancora, di alcune cose che l’utente dovrebbe comunque periodicamente fare per avere la certezza che tutto funzioni a dovere.

Supporti su cui copiare i propri dati

Floppy
  • FLOPPY DISKNo dai, scherzo, il floppy facciamo che neanche lo consideriamo. Mi serviva solo qualcosa da cui partire per rompere il ghiaccio e la prima cosa che mi è passata per la mente è stato il floppy.
CD e DVD.
  • CD-ROMPro: costano relativamente poco e sono supporti abbastanza sicuri (se di qualità, scritti da un dispositivo di qualità e tenuti in un luogo adatto: sul cruscotto della macchina non va bene…).
  • Contro: capacità limitata (minore di una moderna chiavetta USB di fascia medio/bassa), necessità dell’intervento dell’utente durante quasi tutte le fasi del salvataggio, spreco di materiale (i supporti RW – quelli che si possono riscrivere – non sono indicati per i salvataggi poiché dopo le prime scritture la loro qualità va via via peggiorando).
Pendrive USB
  • CHIAVETTA USBPro: le chiavette sono pratiche, costano poco e le si ha sempre con sé.
  • Contro: capacità limitata (se si vuole rimanere entro prezzi ragionevoli), più soggette a guasti elettrici di un disco fisso tradizionale, rischio di smarrimento elevato.
Nastri
  • NASTRI BACKUPPro: supporti molto affidabili
  • Contro: costi di gestione hardware e software elevati, maggiore lentezza, intervento dell’utente indispensabile (togli il nastro, metti il nastro… tipo Karate Kid ma senza la cera, presente?)
Dischi fissi esterni (solitamente da 2,5 pollici con interfaccia USB)
  • dischi fissi esterniPro: pratici, capacità elevata a costi contenuti, supporti abbastanza affidabili.
  • Contro: soggetti a danni meccanici (del tipo che se mi cade dalle scale potrebbe essere che la leggerissima sollecitazione meccanica lo danneggi appena appena irrimediabilmente… Se si è fortunati magari “sopravvive” ma personalmente non mi fiderei più ad usarlo come disco di backup!).
Dischi di rete (NAS – Network Attached Storage)
  • dischi nasPro: possono essere collegati in qualunque punto dell’azienda (purché vi sia una presa di rete nelle vicinanze), capacità elevata a costi accettabili, dispositivi affidabili (quelli di fascia medio/bassa possono contenere più di due dischi configurati in modo da garantire più sicurezza), possibilità di salvare il suo contenuto su un ulteriore disco da collegare in cascata e da portarsi a casa la sera.
  • Contro: soggetti a danni meccanici come tutti i dischi fissi non allo stato solido e a quelli elettrici che però solo in rarissimi casi danneggiano i dischi interni.

Per esperienza personale, visti anche costi, vantaggi e svantaggi, personalmente ritengo la soluzione composta da NAS e disco di backup aggiuntivo la soluzione più sicura, versatile e performante in ambito aziendale. A conti fatti ci sono almeno tre copie dei dati (una sul server, una sul disco di rete e una nelle nostre mani) che solitamente stanno in tre posti diversi: questo garantisce una certa sicurezza a fronte di una spesa non eccessiva. Questa soluzione si presta inoltre ad essere impiegata in abbinamento a software che garantiscono un’elevata automazione della procedura di backup: l’argomento del prossimo post. A presto!

Paolo – Vanoncini Staff Tecnico

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